Nasi pronunciati, seni piccoli, orecchie a sventola: imperfezioni che sempre più spesso sono al centro di episodi di bullismo, determinando, soprattutto in giovane età, il ricorso all’aiuto del chirurgo. Per mettere a tacere soprusi e ritrovare sicurezza sono infatti tantissimi i ragazzi e le ragazze che ricorrono al ritocchino. Ma se è vero che esiste un limite di età per sottoporsi a interventi chirurgici nel caso in cui si voglia migliorare naso e décolleté, discorso diverso deve farsi per le orecchie: una tecnica particolare permette di correggere il difetto anche nei bambini ottenendo risultati soddisfacenti senza i rischi dell’operazione.

“Registriamo un forte aumento di richieste di interventi per correggere inestetismi in ragazzi molto, troppo giovani – spiega il Prof. Daniele Spirito, chirurgo plastico, di Roma, e docente presso la cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università di Milano – In molti casi la decisione è frutto di episodi di bullismo, subiti a scuola o nel contesto sociale, in altri la paura di essere brutti deriva invece da un’insicurezza interiore. Si tratta di ragazzi molto giovani che soffrono il disagio, per lo più per esiti di acne, orecchie a sventola o perfino per dei seni poco pronunciati. Nel caso di orecchie ‘a sventola’, invece, il disagio inizia prestissimo, già da bambini, in quanto si viene derisi dai propri compagni di scuola. L’indicazione generale è dunque quella di aspettare di avere compiuto i 18 anni e avere una maggiore consapevolezza di sé. Pochi sanno invece che si può,  intervenire anche prima sempre con il consenso di entrambi i genitori ovviamente”.

Qual è la metodica? “Esiste un tipo di intervento per correggere le orecchie prominenti che si esegue con un solo filo di sutura permanente: si adopera principalmente per i bambini, oppure nei piccoli ritocchi – prosegue l’esperto – Nelle orecchie ben formate che sono solo ‘a sventola’ spesso l’applicazione di questo filo stringe il padiglione. Parliamo della tecnica di Kayé, una tecnica non invasiva, ambulatoriale, realizzata attraverso una via non chirurgica e quindi conservativa, indicata per bambini molto piccoli, di 6-8 anni, si può evitare anestesia generale, ed effetti collaterali e un post-operatorio fastidioso relativamente frequente con le tecniche tradizionali chirurgiche. La tecnica viene effettuata attraverso la sola applicazione di semplici punti di sutura a livello dell’insufficiente plicatura dell’antelice”.

“Si praticano uno o più punti di anestesia locale a livello della faccia posteriore ed anteriore dell’orecchio; attraverso un “mini-bisturi” si crea una piccola ‘tasca’ che consentirà di nascondere il nodo che chiude l’ansa descritta dal filo di sutura – spiega il Prof. Spirito – Nel filo si effettuerà la trazione necessaria al corretto ripiego dell’antelice fissando il tutto con un nodo. L’effetto è immediato, totalmente reversibile e duraturo, pochissimi sono gli effetti collaterali o complicanze. Finito il trattamento, il paziente potrebbe presentare una lieve dolenzia alle orecchie o lievissime ecchimosi nella regione trattata; in ogni caso può tornare alle proprie attività, immediatamente, con la sola accortezza ai movimenti di contatto delle orecchie per qualche giorno”.